Area geografica
Chiave di ricerca
Home
Ambiente
Sviluppo
Popolazione
 
Chi siamo
Dossier
Documenti
Associazioni
Contatti
 
Iscriviti alla newsletter
 
Che tempo farà
 
 
Versione Stampabile
inserito il: 24-6-2007
Calcolo dell'impronta ecologica nelle parrocchie? Una brutta storia
di Anna Bono
Si è svolto nei giorni scorsi a Firenze il IV Forum dell’informazione cattolica per la alvaguardia del Creato, organizzato dall’associazione Greenaccord. Nel corso del forum è stato lanciato il progetto di svolgere - in collaborazione con il WWF - il primo studio sull’impronta ecologica delle parrocchie italiane, iniziativa che il Ministero dell’Ambiente ha subito deciso di sostenere.

L’indagine verrà condotta su un campione di 1.500 famiglie e determinerà l’impatto dei loro comportamenti sull’ambiente. L’impronta ecologica è un sistema di misurazione che pretende di calcolare quante risorse naturali individui e collettività consumano per vivere e rientra in quell’insieme di teorie ambientaliste che, portate all’estremo, inducono a considerare il genere umano una sorta di “cancro del pianeta” (per saperne di più consigliamo di leggere il capitolo dedicato proprio all'impronta ecologica nel volume "Le Bugie degli ambientalisti 2"). Appartiene a questo filone di studi pseudoscientifici la ricerca realizzata di recente dal think tank britannico Optimum Population Trust che ha “quantificato” le “capacità inquinanti” dei bambini occidentali – l’impatto inquinante di ogni nuovo nato equivarrebbe a 620 viaggi aerei andata e ritorno Londra-New York – giungendo alla conclusione che ogni coppia deve limitarsi a un massimo di due figli per contenere le proprie emissioni familiari di biossido di carbonio a livelli accettabili. Averne di più equivale a commettere un ‘crimine ecologico’, afferma il l’Optimum Population Trust che suggerisce di perseguire e multare le famiglie numerose al pari di qualsiasi altro soggetto inquinante.

Forse l’indagine svolta nelle parrocchie italiane non arriverà a tanto, ma di certo dimostrerà che gli stili di vita attuali sono ‘insostenibili’ e vanno modificati perché, stando ai calcoli fatti in base a quel prodotto della scienza di comodo che è appunto l’ “impronta ecologica”, ogni italiano da 20 anni a questa parte usa in media quasi il triplo delle risorse che dovrebbe consumare se volesse consentire alla Terra di rigenerarsi ed è quindi responsabile delle catastrofi che, secondo i movimenti ambientalisti, stanno per abbattersi sull’umanità.

E' proprio per combattere questa mentalità anti-uomo che si è levata forte più volte in questo periodo la voce del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: del seminario su "Cambiamenti climatici e Sviluppo" si parla in altri articoli di SVIPOP. Basterà ricordare che il cardinale Renato Raffaele Martino ha rinnovato la fiducia della Chiesa “nell’uomo e nella sua capacità sempre nuova di cercare soluzioni ai problemi che la storia gli pone, capacità che gli permettono di confutare spesso le ricorrenti, infauste e improbabili previsioni catastrofiche”.

Lo stesso Cardinale Martino ha quindi invitato recentemente i cattolici a sospendere ogni finanziamento e sostegno ad Amnesty International in seguito alla decisione di questa associazione di promuovere la depenalizzazione dell’aborto procurato, decisione che la allinea alle politiche già varate da altri organismi internazionali e in particolare dall’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, troppo spesso ormai orientato a difendere i diritti dei bambini già nati evitando che ne nascano altri: questo invece di impegnarsi in strategie, certo ben più difficili e complicate, volte a incrementare stabilmente le risorse e a fare in modo che tutti ne possano godere.