“Anche se la parola è abusata, possiamo dire che nasce oggi la lobby cristiana nell’Unione Europea, che intende battersi per gli ideali, per una concezione della libertà e della democrazia tesa a valorizzare l’esperienza della persona”. Così Mario Mauro, vice-presidente del Parlamento Europeo, ha introdotto la presentazione della Fondazione Europa, avvenuta mercoledì 22 marzo nella sala stampa dell’Europarlamento a Bruxelles.
La Fondazione Europa, con sede a Parigi e uffici nazionali a Bruxelles e Milano, è un’associazione fondata da alcune organizzazioni nazionali: l’italiana CESPAS (Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo), la francese Fondation de Service Politique, e le due branche - spagnola e polacca - della Convenzione dei Cristiani per l’Europa. Nel suo lavoro affiancherà gli europarlamentari già coinvolti nella promozione degli stessi valori. “Non stiamo proponendo una sorta di ‘christian pride’ – ha spiegato Mauro - e nessuno ha in mente di presentarsi come contrapposizione del fondamentalismo islamico, ma sentiamo forte la responsabilità di costruire un’Europa secondo un’identità nella quale crediamo”. Del resto, ha detto ancora Mauro, “l’unica chance per l’Europa di continuare a esistere è di tener conto delle esigenze della persona, della storia millenaria che ha fondato la cultura europea”.
Parole a cui ha fatto eco l’intervento del presidente della Fondazione Europa, Giorgio Salina, secondo cui la ricchezza dell’Europa “sta nella diversità delle sue culture, tutte da difendere e promuovere, inclusa quella che per più tempo ha dato forma all’Europa facendone un faro di civiltà: la cultura cristiana”. Salina ha poi affermato - riferendosi ai padri dell’Europa De Gasperi, Shumann e Adenauer - che la Fondazione Europa vuole contribuire a riprendere “uno slancio ideale” nel processo d’integrazione in un momento in cui questo appare in crisi e vi sono gravi divergenze fra le diverse istituzioni.
Il vicepresidente Philippe de Saint Germain ha quindi chiarito che “si tratta di un’associazione di cittadini, senza legame gerarchico con l’episcopato, ma fedele ai valori della Chiesa cattolica, per promuovere i principi della dottrina sociale presso le istituzioni europee”. Per passare dalle enunciazioni ai fatti – ha aggiunto la giurista francese Elizabeth Montfort, ex eurodeputata e segretario generale della Fondazione Europa – l’associazione intende ottenere rapidamente l’accreditamento presso le istituzioni europee al fine di ufficializzare la sua presenza, e poter essere invitata in occasione delle audizioni della società civile”. Inoltre è già in fase di costituzione “una rete di esperti disposti a collaborare per l’approfondimento scientifico dei temi all’attenzione delle istituzioni europee”; “seguirà i lavori e i procedimenti legislativi UE che riguardano la dignità dell’uomo e i suoi diritti, allo scopo di avanzare proposte”; “organizzerà congressi, conferenze o altre attività per informare e formare i membri di una rete di associazioni e ong sensibili su queste tematiche”.
Si tratta di un apporto “che conforta noi parlamentari nel nostro lavoro”, ha detto ancora Mauro. Lavoro che in questo periodo si manifesta, ad esempio, nell’intervento per il caso Abdul Rahman, il cittadino afghano che rischia di essere messo a morte per essersi convertito al cristianesimo. Antonio Tajani, anche lui del PPE, ha quindi annunciato l’iniziativa presso le massime istituzioni europee per prendere posizione non solo a favore di Abdul Rahman, ma in generale della “libertà religiosa in un Paese che si è appena liberato di una teocrazia”. Non è un intervento di parte, semplicemente la convinzione che “la libertà religiosa è il fondamento della democrazia” per cui è impensabile un processo di democratizzazione che escluda questo aspetto. Secondo Tajani è necessario “lanciare un messaggio forte” e affermare anche il principio di reciprocità: “Come in Italia c’è gente che si converte all’islam senza che vi siano problemi, così anche in Afghanistan ci deve essere libertà di convertirsi ad un’altra religione”.
|