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| inserito il: 21-2-2010 |
| IL BLOCCO DEL TRAFFICO? TUTELA LA SALUTE DELLE AUTO |
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| di Fabio Spina |
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Tutti dicono che sono inutili ma si continuano a fare i blocchi del traffico, occorre “fare a’ muina” per evitare le conseguenze penali dovute ad una scelta di soglie e scadenze uguali per tutta Europa, quando non lo è il territorio ed il tessuto produttivo.
Immaginate per un attimo che due astronauti partiti alcune decine di anni fa, tornassero a Milano durante un “blocco del traffico” in seguito al superamento del nuovo valore soglia relativo all’inquinamento da “particolato”. Noterebbero subito l’assenza delle automobili, poi le persone in attesa alle fermate degli autobus o che si affrettano per raggiungere i posti di lavoro e/o casa. Sicuramente chiederebbero ai passanti il motivo di tale situazione.
Naturalmente per gli abitanti la risposta sarebbe quasi banale: “L’inquinamento urbano ha raggiunto livelli così alti che per tutelare la salute delle persone non si può andare in auto al centro della città, questo per evitare che la situazione già negativa peggiori. Ogni tanto si abbassano i valori limite dell’inquinamento, non si sa se ed eventualmente quante persone si salvano bloccando l’ingresso e circolazione delle auto in città, ma anche se fosse una sola l’obbligo sarebbe giusto”.
Le affermazioni ai cittadini milanesi sembrano irreprensibili, ma sicuramente la risposta lascerebbe perplessi gli astronauti ai quali la parola “inquinamento” richiama una situazione dovuta al superamento della soglia di concentrazione di sostanze tossiche (diossina, radioattività, smog come Londra 1952, etc.), situazione che una volta causava l’immediata evacuazione e proibizione dall’area alle persone e non ai mezzi.
Dei dubbi si addenserebbero nella mente di persone venute dalla Luna: ”Se l’aria è inquinata e dannosa, come mai per tutelare la nostra salute noi continuiamo a viverci e la respiriamo rimanendo ore fermi in attesa dei mezzi pubblici? Perché occorre pagare l’Ecopass per andare a respirare l’aria inquinata? Paradossalmente sembra una regola che tutela la “salute” dell’automobile alle quali è proibito l’ingresso. Se il non far entrare le auto ha lo scopo di non far peggiorare la situazione, perché il blocco non avviene nelle giornate in cui l’inquinamento è massimo, ma solo in giorni fissati con grande anticipo secondo un calendario prestabilito (es. tutte le domeniche) e purtroppo anche quando c’è vento ed i valori d’inquinamento sono bassi? E’ curioso che secondo una programmazione fissata da anni, una concentrazione non preoccupante fino al 31 dicembre lo diventi il 1 gennaio cambiando i valori soglia.
Se anche il salvare una vita umana può giustificare il blocco di un’attività, perché coerentemente non si evitano gli incidenti bloccando anche ogni movimento delle auto sulle strade, lo sci, il maneggio, il sesso, lo jogging, la Formula 1 e così via? Come mai nonostante tutti gli inquinanti la vita media nelle città continua ad aumentare tutti gli anni?”
Naturalmente questi sono inutili dubbi che possono nascere in una persona proveniente dalla Luna, non ad una impegnata per l’ambiente e costretta a correre per raggiungere il posto di lavoro, portare i figli a scuola e fare la spesa in una ventosa giornata di blocco del traffico.
Una volta il termine “inquinamento” richiamava alla mente la presenza di sostanze dannose (buste di plastica, plutonio, amianto, mercurio, SO2, etc.) che portavano ad una misurabile e drastica riduzione della salute, delle attività produttive e ricreative dell’uomo (es. paesaggio, biodiversità, etc.), oppure alla rottura degli equilibri naturali (es immettere acqua bollente in un fiume, mentre ad esempio era ben vista l’agricoltura che generalmente è pur sempre un’alterazione degli equilibri naturali a nostro favore).
Più recentemente invece con lo stesso termine “inquinamento” siamo abituati a chiamare anche le variazioni di concentrazione di sostanze naturali, alle quali può contribuire l’attività umana; problema che merita tutta la nostra attenzione ma dai contorni molto meno definiti. Oggi troppo spesso qualsiasi azione dell’uomo sembra vista come un’attività contro la natura anche per il solo fatto che la altera, un “inquinamento” che spesso la scienza è chiamata a rilevare semplicemente come modificazione dalla “media” o segni di attività umane in aree incontaminate.
Fino ad un decennio fa per l’automobile la preoccupazione giustamente era lo smaltimento dell’olio esausto, dei pneumatici, delle batterie, delle carrozzerie, etc., oggi invece l’attenzione sembra concentrata solo sull’anidride carbonica, uno dei pochi composti naturali prodotti, una parte dello scarico bio-degradabile.
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