Un tempo io consideravo la chiusura al traffico delle città una idiozia tecnica e mi arrabattavo nel cercar di spiegare ad altri che il provvedimento è senza senso. La terra è sferica ed i fluidi, acqua ed atmosfera, si spostano continuamente per effetto della rotazione e del diverso irraggiamento del sole nei diversi luoghi.
E’ quindi facile che dopo la pioggia noi ci si ritrovi, in Veneto, non in Sicilia, le auto coperte dalla sabbia rossa del Sahara trasportata dal vento ed al tempo di Chernobyl, le correnti d’aria trasportarono fin da noi, dalla lontana Ucraina, una nube di metalli “pesanti”.
L’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente) del Veneto che è, per ora, un grande laboratorio tecnico degno di rispetto, dichiara che la chiusura delle città al traffico è un provvedimento senza senso. Umberto Veronesi, che io considero altrettanto “tecnicamente” degno di fiducia, sostiene che il benzene è sì cancerogeno, ma non lo smog, e che le “famigerate” polveri sottili possono dar luogo ad affezioni delle vie respiratorie a chi sia già debilitato o ne sia predisposto, ma non a tumori; e del resto, Ginevra, che è la città meno inquinata al mondo, senza ciminiere nel raggio di 300 Km, ha la stessa incidenza di tumori di Milano.
Chiudere allora al traffico alcune strade per spostare tutta la circolazione qualche chilometro più in là, senza opporre tanti bei vigili muniti di ventagli a contrastare le correnti d’aria che vanno dove la Fisica le comanda, è, non inutile, ma semplicemente demenziale.
Così demenziale che per molto tempo mi chiesi come potessero non capirlo e mi crucciavo per questo. Poi infine capii, e scoprii che il tonto che non capiva, ero invece io. Il problema non va esaminato con le leggi della Fisica, della Chimica o della Medicina, ma con quelle del Potere. Per essere ora capito, semplifico ed invito ad esaminare una società primitiva.
Avviene in essa qualche cosa di insolito, un fulmine si abbatte su una capanna ed incenerisce gli occupanti, ma potrebbe essere una epidemia di tifo, una frana…
I componenti della tribù corrono dal capo, quello che nei fumetti viene descritto come panzone con la sveglia al collo e gli ossicini di pollo nel naso, per intenderci. Costui del fenomeno avvenuto, non ne capisce nulla, come tutti gli altri, del resto.
Ma lui è il Capo e tutti guardano a lui e si attendono delle decisioni. Del resto la parola “decidere” viene dal latino e significa “togliere via”. Il Capo deve togliere via i dubbi ai componenti del villaggio, deve farlo se vuol continuare a lavorar poco e mangiare tanto, ad essere il “panzone” che ho appena detto, ché se questi dubbi non è capace di toglierli via lui, si fa avanti qualcun altro a dare certezze ed a spodestarlo.
Allora, dovendo prendere una decisione e non essendo in grado di capire perché quel fulmine si sia abbattuto proprio su quella capanna e se altri fulmini lo seguiranno, cosa provochi la cacarella o perché la montagna sia franata, egli “toglie via i dubbi” ai sottoposti con decisioni che a noi così lontani nel tempo e nello spazio, paiono tutte “demenziali”, ma demenziali non sono se esaminate nell’esigenza del panzone di “assicurare”, di “dare certezze”, di mantenere il suo Potere.
Noi ci consideriamo civilizzati, ma della nostra grande tribù fanno parte tanti panzoni che mangiano di più e lavorano di meno perché sanno “togliere via” i dubbi e dare certezze alla gente, anche su fatti di cui non ne capiscono nulla. "Se hai paura del tumore, io ti dico con certezza come intendo tutelarti, se poi ne incolpo le auto, faccio che da casa tua esse girino alla larga, ma non ovviamente l’auto mia e le altre “autorizzate”, che, se poi un giorno tu ti ammalerai ugualmente di tumore, beh, a quel tempo il “panzone” sarà un altro e di me non ti ricorderai più".
E questo vale per tutte le paure e tutte le certezze che ci vengono spacciate.
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