Area geografica
Chiave di ricerca
Home
Ambiente
Sviluppo
Popolazione
 
Chi siamo
Dossier
Documenti
Associazioni
Contatti
 
Iscriviti alla newsletter
 
Che tempo farà
 
 
Versione Stampabile
inserito il: 19-9-2009
PERCHE' L'ONU IGNORA LE PERSECUZIONI AI CRISTIANI?
di Anna Bono
Manca anche quest’anno nell’agenda della XII sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, apertasi il 14 settembre a Ginevra, un’attenzione particolare alle persecuzioni e alle discriminazioni inflitte in molti stati africani e asiatici ai cristiani.

Eppure è uno stillicidio quotidiano di vittime che, sebbene quasi ignorate dai mass media, non dovrebbero esserlo dall’organismo al quale la comunità internazionale ha affidato il compito di vigilare sul rispetto della dignità, della sicurezza e delle libertà della persona umana.

Il giorno prima dell’inizio dei lavori del Consiglio, a Linfeng, nello Shanxi, Cina, una cappella protestante situata all’interno di una fabbrica di scarpe è stata saccheggiata e poi ridotta in macerie insieme ad altri edifici dai bulldozer. Al raid, svoltosi di notte, hanno partecipato centinaia di agenti di polizia i quali hanno picchiato i fedeli accorsi ferendone più di cento. Su richiesta delle forze dell’ordine, quelli che si sono recati in ospedale per essere curati sono stati assistiti con molto ritardo dal personale sanitario al quale inoltre è stato imposto di non eseguire trasfusioni di sangue.  Non si tratta di un episodio isolato: dal 2007 il governo cinese ha lanciato una campagna contro le comunità protestanti sotterranee.

Il 12 settembre, in Bangladesh, un gruppo di studenti, con il pretesto di un telefono cellulare rubato, ha picchiato a sangue nel campus dell’Università di Dhaka Swopol Mondol, un giovane cristiano battista membro attivo della Free Christian Churches of Bangladesh, un istituto religioso che nel paese conta 30.000 fedeli e 320 chiese. L’uomo, sposato e padre di un bambino di 10 anni, è deceduto poche ore dopo in ospedale. Mentre assisteva il marito agonizzante, la moglie è stata raggiunta dagli stessi giovani che le hanno ingiunto di non denunciare l’accaduto e di risarcire il telefono rubato. Non è la prima volta che i membri della Free Christian Churches subiscono persecuzioni.

Sempre in Bangladesh un uomo di religione islamica, di ritorno in patria per le ferie dall’Arabia Saudita dove lavora, ha ripetutamente seviziato la moglie dopo aver scoperto che gli aveva tenuta nascosta la conversione del figlio Jahirul, che ha abbracciato la fede cristiana mentre frequentava l’Università cattolica di Sydney, Australia. Venuto poi a conoscenza del fatto che di recente, insieme a una figlia, la donna aveva seguito l’esempio del ragazzo, il 14 settembre, in preda alla collera, le ha legate entrambe e le ha picchiate brutalmente. Quindi ha dato fuoco alla loro Bibbia e ha giurato di bruciarle vive se non abiureranno la fede cristiana. Le due donne si dicono disposte al sacrificio estremo.

In Pakistan invece, vittima dell’intolleranza religiosa è stato il 12 settembre in un sobborgo di Karachi un cristiano di 40 anni accusato di blasfemia. La sua casa è stata bersagliata con pietre e sassi, dopo di che la folla ha tentato di assalire la chiesa e altri membri della comunità cristiana.
Nello stesso giorno, e ancora con l’accusa gravissima di blasfemia, è stato arrestato a Jaithikey, nel Punjab, Fanish, un cristiano di 20 anni. Tre giorni dopo il giovane è stato torturato e ucciso nel carcere in cui era stato rinchiuso. Il giorno precedente una folla inferocita aveva dato fuoco alla chiesa del suo villaggio e aveva saccheggiato due abitazioni adiacenti. All’origine delle tensioni tra islamici e cristiani è stata la scoperta di una relazione di Fanish con una ragazza islamica. Secondo le testimonianze rilasciate alle autorità, il giovane un giorno avrebbe strappato dalle mani della donna una copia del Corano e l’avrebbe buttata per terra.

Ai suoi funerali, il 16 settembre, la polizia ha attaccato i fedeli con gas lacrimogeni, “per prevenire disordini”, e molti sono stati feriti e arrestati. Nonostante i segni evidenti di torture sul cadavere e malgrado le proteste dei parenti e dei rappresentanti della comunità cristiana, le autorità sostengono che Fanish si è impiccato. Ma l’associazione Joint Action Committee for People’s Rights denuncia la collusione tra agenti di polizia e guardie carcerarie con i fanatici e gli estremisti: le violenze contro i cristiani sono in aumento il modo preoccupante.