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| inserito il: 19-8-2009 |
| ENERGIA SOLARE, INDUSTRIA TEDESCA IN BANCAROTTA |
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| di Riccardo Cascioli |
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L’industria tedesca dell’energia solare, la più importante in Europa, sta andando in bancarotta. E’ quanto emerge dopo la presentazione dei bilanci del primo semestre del 2009. La Q-Cells, secondo produttore mondiale di celle solari, ha registrato una perdita di 696,9 milioni di euro e, di conseguenza, ha annunciato il taglio di 500 posti di lavoro. Da parte sua la Ersol (gruppo Bosch) ha registrato nei primi sei mesi dell’anno una perdita di 15,8 milioni di euro, e la compagnia ha già messo in atto un programma di riduzione delle ore lavorative per metà del personale allo scopo di evitare – almeno per ora - i licenziamenti.
La profonda crisi trova conferma sui mercati finanziari, visto che le azioni di Q-Cell e Solar World da maggio hanno perso il 30% del loro valore.
La notizia coglie di sorpresa quanti da tempo vanno scommettendo sui posti di lavoro “verdi” come risposta alla crisi economica, ma secondo gli analisti per l’industria tedesca del settore le cose promettono di andare anche peggio in futuro: “La maggior parte dei produttori di celle e pannelli solari tedeschi non sopravviverà”, ha dichiarato al Financial Times Deutschland l’analista dell’UBS Mark Krumpel. Una prospettiva poco allegra visto che la pur giovane industria solare tedesca contava 70mila lavoratori direttamente o indirettamente impiegati.
Il paradosso è che la Germania è il mercato più promettente per l’industria solare, quello che registra una crescita più rapida, al punto che quest’anno dovrebbe superare la Spagna per quantità di potenza installata e diventare così il mercato più grosso al mondo. Ma a beneficiare del mercato tedesco sono quasi esclusivamente le società asiatiche, che immettono sul mercato gli stessi prodotti a prezzi molto più competitivi. A farla da padroni sono soprattutto i marchi cinesi, come Suntech Power, Yingli Solar e Trina Solar: in appena 2 anni la quota di mercato tedesco occupata dalle società cinesi è passata da praticamente nulla al 30%. Ma anche Taiwan, Corea del Sud e India si stanno facendo largo.
Gli analisti sostengono che tale situazione si deve fondamentalmente alla politica commerciale aggressiva della Cina, che sovvenziona l’industria solare – per non parlare del minore costo del lavoro - ed è in grado di presentare così prezzi mediamente inferiori di un terzo a quello dei produttori tedeschi.
Ma probabilmente non è questa l’unica causa, visto che anche la Germania finanzia pesantemente questa industria al punto che il parlamento ha recentemente deciso di tagliare dell’8% per il 2009 e 2010 le sovvenzioni statali. Un fattore potrebbe essere anche l’eccessivo ottimismo sul futuro del solare: l’associazione tedesca che raccoglie le industrie del settore (BSW) stimava alla fine del 2008 che l’energia fotovoltaica coprirà nel 2050 il 25% dell’intero fabbisogno nazionale contro l’1% attuale. Una stima che appare assolutamente irrealistica – a meno di un collasso generale del’industria con relativo crollo dei consumi elettrici – ma tale aspettativa ha certamente portato non solo alla moltiplicazione di compagnie nel settore ma anche a una forte sovracapacità produttiva che si traduce oggi in costi di gestione enormi.
Che peraltro ricadono pesantemente su tutti i consumatori tedeschi: soltanto i pannelli installati nel 2009 (pari allo 0,3% del fabbisogno nazionale, praticamente nulla) costeranno ai consumatori qualcosa come 10 miliardi di euro per i prossimi 20 anni.
Ce n’è d’avanzo per farsi qualche domanda sulle tanto decantate prospettive dell’economia “verde”. |
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