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inserito il: 25-6-2009
POVERI MA (CLIMATICAMENTE) BELLI
di Maurizio Morabito
C’è qualcosa di curioso nella bozza del "Copenhagen Climate Treaty”, il “Trattato Climatico di Copenaghen" elaborato da un gruppo di organizzazioni non governative (Ong) ambientaliste (tra cui WWF e Greenpeace) e presentato lo scorso 6 giugno. Si tratta di una proposta di Trattato in vista della Conferenza di Copenaghen che si svolgerà a dicembre, e che dovrebbe varare un nuovo accordo per il dopo-Kyoto. 
 
La versione del Trattato proposta dagli ambientalisti suggerisce obblighi per una particolare serie di Paesi:
 
“Anche Paesi di nuova industrializzazione, come Singapore, la Corea del Sud e l'Arabia Saudita, dovrebbero assumere obiettivi vincolanti in linea con il principio delle responsabilità comuni differenziate e delle rispettive capacità. I criteri per la designazione di ‘Paese di nuova industrializzazione’ devono essere negoziati a Copenaghen”.
 
Si confronti quanto sopra con quanto ci si aspetta dai Paesi già industrializzati:
 
“Hanno un duplice obbligo ai sensi del Trattato, in considerazione della loro responsabilità globale per mantenere il mondo entro i limiti del budget globale del carbonio e di assicurare che l'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici è possibile per i più vulnerabili”
 
Il risultato finale è che per quanto riguarda il "Trattato Climatico di Copenaghen", vi è un chiaro incentivo per i Paesi non solo perché
non siano riconosciuti come "industrializzati", ma anche perché non diventino "di nuova industrializzazione".
 
I primi hanno “un duplice obbligo”, gli altri sono sottoposti a “obiettivi vincolanti”. Dato poi che la richiesta delle organizzazioni ambientaliste alla fine del "Trattato" è che qualcuno tiri fuori 160 miliardi di dollari l’anno, diventa allora assolutamente sensato rimanere fra chi riceve tale somma invece che pagarla...
 
Diventa insomma sensato rimanere poveri e risolutamente non industrializzati.
 
Una conseguenza indesiderata? Chissà...