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| inserito il: 10-9-2007 |
| Quante bugie sulle trivelle in Val di Noto |
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| di Nicola CurrĂ² |
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E’ notizia degli ultimi giorni quella secondo cui il Tar di Catania avrebbe accolto uno dei due ricorsi presentati dai legali della Panther Eureka, la società siciliana nata con lo scopo di ricercare la presenza di idrocarburi gassosi nel territorio isolano. A seguito di tale decisione la Panther Eureka, che è partner della texana Panther Oil, potrebbe così iniziare, seppur parzialmente, le trivellazioni per la ricerca e l’estrazione di gas naturale economicamente sfruttabile nella Val di Noto, la patria del barocco che l'Unesco ha dichiarato patrimonio dell'umanità.
Una simile ipotesi, com’era del tutto prevedibile, ha suscitato numerose polemiche e proteste. Contro le trivellazioni dei texani, ad esempio, è sceso in campo un imponente intellettuale dei nostri giorni, lo scrittore Andrea Camilleri, che dalle pagine del sito web de La Repubblica ha addirittura promosso una petizione popolare alla quale, manco a dirlo, in pochi giorni hanno aderito migliaia di cittadini che si sono detti indignati per lo “scempio” che vorrebbero compiere gli yankee.
Nell’elenco dei firmatari, sebbene fosse stato tentato dal farlo, non compare il nome di chi scrive. Ed è proprio il caso di dire fortunatamente. Infatti, checchè ne dica l’ambientalista conduttore del programma tv Gaia, Mario Tozzi, secondo il quale si sta svendendo Noto per quattro soldi, firmare la petizione di Camilleri è un vero e proprio controsenso.
Innanzitutto perché - come scrive Carlo Stagnaro in una lettera aperta indirizzata proprio a Camilleri - “non solo la ricerca di gas (e non di petrolio) non mette a rischio il patrimonio storico e artistico della cittadina siciliana, ma neppure i timori di un impatto negativo sul turismo sono fondati”. In realtà, alla prova dei fatti, le tesi sostenute contro le trivellazioni appaiano soltanto frutto di luoghi comuni e pregiudizi.
Pregiudizi sfatati da Ottavio Cappellani che, in un articolo pubblicato su Il Foglio lo scorso 18 agosto, sostiene che la Val di Noto non può essere considerata “come un unico territorio pieno di ricchezze architettoniche”, perché “si tratta, come è normale che sia, di qualche piccolo e splendido paesino, ma con in mezzo un sacco di campagna, dove qualche piccolo e fruttifero buchetto si potrebbe fare senza arrecare nessun danno al paesaggio”.
Rivolgendosi poi direttamente a Camilleri, l’autore del romanzo Sicilian tragedi gli pone alcune domande: “Hai mai provato a telefonare, di notte, alle forze dell’ordine, mentre sei in questi sterminati “paesaggi” senza l’ombra di una trivella, ma con qualche porcilaia abbandonata e abbondanza di discariche abusive? Hai mai cronometrato quanto ci mettono ad arrivare? […] Hai mai sentito parlare di corse notturne e macellazioni clandestine di cavalli? Di omertà e volgari ladri di polli? E furti e incendi e intimidazioni e omicidi?”.
Queste domande dimostrano come ormai, in Sicilia, del qualunquismo che permea la classe politica, e non solo essa, il cittadino comune ne ha fin sopra i capelli e ne ha al punto tale che come Cappellani è portato a concludere: “Non è invece che il petrolio possa portare ordine? Mettiamoci la maiuscola: Ordine? Non è che la Costa Smeralda l’hanno fatta i petrolieri?”
Firmare l’appello di Camilleri e Valentini sarebbe stato un clamoroso errore anche per altri motivi. Come, ad esempio, quelli indicati in un articolo apparso su Il Sole 24 Ore dove si legge che “da anni l'Eni estrae il metano dal sottosuolo di Noto. Proprio a Noto. Sotto alla cattedrale di San Nicolò inaugurata lunedì. Sotto ai piedi di quelli che protestano contro i texani. […] I pozzi non si vedono”, ma nella zona “ce ne sono a decine” e ad essi attingono “tutte le compagnie petrolifere che contano”. A quanto pare della presenza di tali pozzi sembra che, sino all’altro ieri, nessuno se ne sia accorto e ciò porta a pensare: forse che il problema non è l’estrazione del gas in sè, ma chi vuole estrarlo? Ossia la Panther Eureka che ha il torto di essere texana proprio come l’odiato Bush?
In attesa di risposte a tali quesiti, chi scrive ha deciso di non aderire all’appello di Camilleri. E credo mai lo farà, in quanto è convinto che le scelte ideologiche non hanno mai portato a nulla di buono per il popolo.
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