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inserito il: 19-2-2006 |
Niente di nuovo sotto il sole. |
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di Rita Bettaglio |
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Si tratta del rapporto ??Up in Smoke??, presentato il 20 ottobre 2004 da un cartello di associazioni ambientaliste, ed il Living Planet 2004, ultima fatica del WWF.
Il primo rapporto, che si fregia della prefazione del dott. R. K. Pachauri, presidente dell??Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), dà per scontato non solo il riscaldamento globale, ma la sua quasi esclusiva origine antropica. A fronte di ciò, e di una non dimostrata nè dimostrabile accelerazione del processo di riscaldamento globale, i dettami del Protocollo di Kyoto (riduzione entro il 2010 di circa il 7% delle emissioni di gas serra rispetto ai valori del 1990) apparirebbero del tutto insufficienti. Il cartello ambientalista estensore del rapporto, tra cui compaiono Greenpeace, Friends of Earth, Oxfam e ActionAid, vede e chiede, come unica soluzione, il taglio delle emissioni del 60-80% rispetto al 1990. Inoltre viene chiesto ai paesi industrializzati di sostenere il processo di adattamento dei paesi poveri al cambiamento climatico nella misura di 73 miliardi di dollari l??anno. Con un taglio simile di emissioni (ammesso, poi, che serva a qualcosa) l??economia del mondo industrializzato morirebbe. Studi svolti in Europa affermano infatti che già il taglio delle emissioni previsto da Kyoto inciderebbe sul Pil dall??1 ai 4 punti annui, figurarsi con tagli dieci volte maggiori. Pensare in questa prospettiva di trovare 73 miliardi di dollari l??anno per i paesi poveri diventa perciò irrealistico, anzi diventa altamente probabile la povertà globale.
La cosa più sconcertante è però che il lungo rapporto - oltre 90 pagine - non fornisce dati scientifici sufficienti ad avvalorare le tesi proposte. E neanche potrebbe farlo, per il semplice motivo che di questi dati, scientifici e certi, non ce ne sono. Basti ricordare il fatto che neppure le misurazioni delle temperature atmosferiche (da cui si ricavano i modelli matematici del riscaldamento globale) sono certe: è noto che tali misurazioni differiscano notevolmente nel trend se fatte al suolo o mediante satelliti a quota troposferica (chi volesse approfondire può visitare il sito http://www.co2science.org/journal/2002/v5n42c1.htm).
Inoltre molti scienziati hanno messo in relazione il riscaldamento globale con i cicli naturali dell??attività solare (http://mitosyfraudes.8k.com/Calen/SolarWind.html ). Infatti le variazioni di vento solare vicino alla terra, dovute ad eruzioni solari, sono strettamente correlate con la temperatura globale del nostro pianeta. L??attività solare tra il 1955 ed il 1967 è diminuita: a ciò ha corrisposto, negli anni tra il 1961 e 1973, una diminuzione delle temperature, nonostante l??incremento delle emissioni antropiche di CO2. Non a caso all??inizio degli anni ??70, tanti che oggi gridano al riscaldamento globale, accusavano l??aumento delle emissioni CO2 di provocare una nuova era glaciale. Diversi scienziati, in realtà, come Soon, Baliunas ed Idso, fanno rilevare che l??elaborazione di modelli climatici computerizzati sia una branca della scienza ancora allo stadio infantile (http://mitosyfraudes.8k.com/INGLES/ModelSoon.html). I fattori di cui i modelli matematici devono tenere conto sono moltissimi e ci sono numerose deficienze nei general circulation models (GCM), riguardo ai calcoli della temperatura atmosferica, temperatura superficiale, precipitazioni, ruolo dei sistemi nuvolosi e degli oceani. Ad esempio la maggior parte dei meccanismi di cambiamento climatico rapido non sono ancora sufficientemente conosciuti: non è possibile finora predire gli effetti di un improvviso aumento del metano atmosferico dovuto ad emissione rapida di suoi derivati nei ghiacci perenni o sui margini continentali.
Sulla stessa lunghezza d??onda è il secondo rapporto, Living Planet 2004, del WWF, che spazia dalle specie animali in via inesorabile di estinzione agli ecosistemi, dalle risorse energetiche all??acqua. Anche qui i dati sono discutibili, visto che nella bibliografia si citano studi, come il IPCC 2001 Climate Change Report, che è stato ampiamente criticato per gli errori tecnici e l??uso di falsi assunti economici. La predizione contenuta nel rapporto IPCC, crescita della temperatura globale tra 1,4 e 5,8 gradi Celsius entro il 2100, sarebbe implausibilmente alta a causa della sovrastima delle future emissioni di gas serra. Tali stime, infatti si baserebbero su modelli matematici che, come abbiamo visto, sono lungi dall??essere affidabili e completi. Per quanto riguarda, poi, le emissioni antropiche di CO2, legate sostanzialmente all??uso di combustibili fossili per produrre energia, chi può dire che nei prossimi decenni continueremo ad utilizzare massicciamente queste fonti energetiche e non, ad esempio, l??energia nucleare? D??altra parte chi poteva prevedere solo 50 ani fa lo straordinario boom di computer, i milioni di passeggeri che quotidianamente volano o guidano un automobile? Inoltre sono state mosse critiche di ??manifesta ignoranza? su temi fondamentali, ad esempio su assunti economici, ed il lavoro è stato definito non trasparente nè riproducibile. Tutto ciò sta scritto, nero su bianco, e lo potete trovare al seguente indirizzo: http://rpc.senate.gov/_files/Sept1004GlobalWarmingPG.pdf
econdo Living Planet il pianeta sarebbe sull??orlo della catastrofe: le specie animali avrebbero subito un declino tra il 30% ed il 50% nel periodo 1970-2000. Nei grafici, però, si fa cenno solo ad alcune di esse e non si capisce se siano state esaminate solo quelle poche (nel qual caso è ingiustificata e scorretta la generalizzazione del dato) o si riportino solo alcuni dati (quelli favorevoli alla tesi?). L??impostazione ricorda da vicino un articolo pubblicato da Nature ai primi di gennaio 2004, in cui si prediceva l??estinzione di oltre 1 milione di specie entro il 2050 a causa del riscaldamento globale. Daniel C. Botkin, dell??Università della California a Santa Barbara ha definito il modello proposto limitato, pessimistico e basato su assunti di andamento stazionario sia in campo meteorologico che biologico assurdi, poichè tutti riconoscono la dinamicità di ogni processo in questi campi. Persino il New York Times, per bocca di John Gorman, ha notato le limitazioni di questo studio.
Torniamo a Living Planet. Energia: stiamo consumando troppo. Il consumo energetico di ogni individuo dei paesi industrializzati è 14 volte quello dei paesi poveri (e fin qui si tratta di un??ovvietà). Esiste, poi, un enorme ??debito ecologico??, espresso in anni-pianeta (planet-years), dove un anno-pianeta corrisponde alla bioproduttività della terra in un anno. Ebbene, tra il 1983 ed il 2001 l??umanità avrebbe accumulato 1,5 anni-pianeta di debito e questi dovrebbero salire a 40 nel 2050.
Soluzioni? Qualcuno sarebbe tentato di pensare all??energia nucleare che, fra l??altro, a differenza dei combustibili fossili, non contribuisce all??emissione di gas serra. E?? quello che ha pensato il reverendo Hugh Montefiore, vescovo anglicano emerito di Birmingham, o, meglio, eco-vescovo. Il prelato ha alle spalle 20 anni di militanza ambientalista tra le fila dei Friends of the Earth ed era così allarmato dai dati in circolazione che si è spinto, dalle colonne di The Tablet, a sostenere l??energia nucleare. Morale: è stato buttato fuori dai Friends of the Earth e si è consolato dicendo che ??il futuro del pianeta è più importante dell??appartenenza ai Friends of th Earth.? L??episodio è recente e ne dà notizia l??Independent del 22 ottobre 2004.
Living Planet, invece, propone 4 tipi di intervento (pag 22 del rapporto): aumento della biocapacità attraverso la protezione, conservazione e restauro degli ecosistemi, freno alla crescita della popolazione mondiale, riduzione del consumo energetico pro-capite e miglioramento dell??efficienza nella produzione di beni e servizi. Malthus riveduto ma non corretto. |
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