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inserito il: 28-1-2007
Purghe e minacce, arriva l'ecomunismo
di Fabrizio Proietti
Uno spettro si aggira per l’Occidente, si chiama Ecomunismo. E’ una dottrina che coniuga la consolidata prassi del socialismo reale con i nuovi dogmi dell’ecologismo.  La fase delle purghe è già iniziata: il 19 gennaio, il quotidiano britannico The Independent, riportava in un titolo di prima pagina la notizia sulla battaglia tra climatologi a proposito del Riscaldamento globale, aggiungendo questo sottotitolo: “Gli scettici dovrebbero essere cacciati dalla professione”. In realtà, leggendo nelle pagine interne, si capiva che il riferimento era alla richiesta fatta da una climatologa  americana che conduce un programma su un canale tv dedicato al meteo, ma considerando che l’Independent è ormai da tempo il quotidiano ufficiale dell’ambientalismo estremo, il titolo aveva un sapore esortativo inequivocabile.

Del resto, ormai, negli Stati Uniti la caccia allo “scettico” (nel senso dei cambiamenti climatici) è una realtà. L’ultimo episodio riguarda appuntoHeidi Cullen, una climatologa che, durante il suo appuntamento settimanale su un canale tv dedicato al meteo, ha sostenuto che la Società Americana di Meterologia dovrebbe impedire di intervenire pubblicamente a tutti i metereologi e climatologi che negano l’importanza del contributo umano ai cambiamenti climatici. Il punto è infatti proprio questo: gli scienziati “scettici” non contestano tanto il fenomeno del riscaldamento globale in sé quanto l’attribuzione della “colpa” all’uomo e alle attività industriali, nonché il fatto che ciò debba per forza avere effetti catastrofici. La conseguenza della posizione degli “scettici” è che il protocollo di Kyoto si rivela per quello che è: un’operazione politica e ideologica che prepara un governo globale, e che strumentalizza la scienza a proprio uso e consumo.

Guai dunque a sostenere che il riscaldamento globale è un fenomeno naturale. Così la sortita della Cullen è l’ultimo di una serie di attacchi per silenziare i “dissidenti”: l’ex vice-presidente USA Al Gore – di cui esce in questi giorni in Italia il film “An inconvenient truth” – ha ripetutamente paragonato gli scettici del riscaldamento globale ai “negazionisti” dell’Olocausto (curiosamente il termine “negazionista” è lo stesso usato dall’on. Ermete Realacci nei confronti degli autori del libro “Le Bugie degli ambientalisti”) mentre un altro ecologista famoso, Dave Roberts, esperto di energia, sempre dagli schermi tv ha lanciato l’idea di un “processo stile-Norimberga” per gli scettici del clima.

Dalle parole ai fatti: nei mesi scorsi gruppi di ambientalisti negli USA hanno lanciato cause legali per costringere le case automobilistiche a “confessare” eventuali contatti o rapporti di consulenza con scienziati “scettici”. Ovvio il tentativo di fare terra bruciata intorno alle migliaia di scienziati che provano a far valere le ragioni della scienza contro quelle dell’ideologia. Bisogna tagliarli ogni possibilità di lavoro o di fondi alle loro ricerche. Il tentativo di silenziare una parte significativa del mondo scientifico ha peraltro avuto già successo all’ONU: quando nei prossimi giorni sarà resa nota l’anticipazione del nuovo Rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo incaricato di studiare i cambiamenti climatici), ricordiamoci che diversi tra i massimi scienziati mondiali sono stati costretti alle dimissioni perché non accettavano di piegare la scienza all’ideologia. Un caso per tutti, Christopher Landsea, il maggiore esperto mondiale di uragani tropicali, che dimettendosi due anni fa dall’IPCC scrisse una lettera aperta in cui denunciava lo stravolgimento – ad uso della stampa e della politica – dei risultati delle sue ricerche, secondo cui non c’è e non ci sarà nei prossimi decenni nessun aumento di uragani dovuto al riscaldamento globale.

Ma non basta: proprio questa settimana in Inghilterra il direttore esecutivo della Royal Society of Chemistry, Richard Pike, ha chiesto che vengano modificati i libri di scienze usati come testi scolastici, accusati di essere troppo garantisti nei confronti degli “scettici”. Sotto accusa ci sono frasi come: “Gli scienziati non concordano sul contributo dell’anidride carbonica al riscaldamento globale” oppure “Controllare il riscaldamento globale non è facile, un modo di provare è incoraggiare le persone ad usare l’auto di meno”, e così via.

Insomma, il metodo è sempre quello: per poter obbedire ciecamente, le masse non devono farsi domande, e i governi devono dare certezze, una versione della verità chiara e semplice. E chi pone domande sia esiliato in Siberia. Dove magari, se arriva il riscaldamento globale, non si starà poi neanche tanto male.