Franco Picco è stato nominato lo scorso maggio Direttore generale di Arpa Lombardia. L’Agenzia, che opera quotidianamente per la prevenzione e la protezione dell’ambiente, affianca le istituzioni regionali e locali in molteplici attività: dalla lotta all’inquinamento atmosferico ed acustico agli interventi per la tutela delle acque superficiali e sotterranee, dal monitoraggio dei campi elettromagnetici alle indagini sulla contaminazione del suolo e sui processi di bonifica. La Lombardia è una regione a rischio dal punto di vista ambientale? Come tutte le Regioni europee più sviluppate e popolate, la Lombardia vive in maniera particolarmente pressante la sfida costituita dal mantenimento del delicato equilibrio tra sviluppo economico da una parte e tutela dell’ambiente dall’altra. Riconosciuta come il motore economico d’Italia, con un PIL superiore a quello di diversi Stati europei, conta circa 10 milioni di abitanti e ha una densità abitativa che supera di tre volte la media italiana. Ospita sul suo territorio più di 800 mila aziende di ogni tipo, tra cui le maggiori attività industriali e commerciali del Paese. L’agricoltura riveste una grande importanza, così come le aziende di allevamento del bestiame (in prevalenza suini) e anche il settore turistico non è secondario. Sulle strade lombarde circolano circa 6 milioni di autoveicoli e quasi 2 milioni di motocicli, registrando il numero “pro capite” più alto d’Europa. Inoltre, su una superficie di 24.000 kmq, di cui il 40% montuosa, le infrastrutture di trasporto risultano inadeguate, oltre che molto onerose. Con 300 impianti idroelettrici e 150 termoelettrici, il consumo energetico della Regione equivale a un quarto del totale nazionale. Una realtà regionale così complessa deve essere in grado di fronteggiare un pesante impatto ambientale in termini di consumo d’acqua ed energia, di emissioni atmosferiche e contaminazioni idriche e del suolo e di produzione di rifiuti. L’adeguamento agli “standard” ambientali, sempre più pressanti, stabiliti dalle normative comunitarie, è un obiettivo che richiede sempre maggiore impegno e il Programma Regionale di Sviluppo (PRS) di Regione Lombardia si propone di perseguirlo nell’ottica dello “sviluppo sostenibile”. L’intento primario non è semplicemente e solo quello di limitare i danni con norme che stabiliscono “cosa non si può fare”, ma è anche quello di promuovere, con lo sguardo rivolto al futuro, un modello di sviluppo economico che sia compatibile con l’ambiente. Quali sono i problemi maggiori? La Lombardia, con un passato industriale che risale in alcuni casi alla seconda metà dell’Ottocento, censisce sul suo territorio più di 600 “siti contaminati”, alcuni dei quali classificati come di interesse nazionale per le dimensioni e il particolare rischio presente. Il risanamento del 18% dei siti classificati come “contaminati” è stato possibile grazie a finanziamenti provenienti per buona parte dall’Ente pubblico. Inoltre sono stati censiti oltre 1.500 siti “potenzialmente contaminati” che sono in attesa di classificazione e intervento. La presenza di terreni contaminati costituisce un rischio di inquinamento chimico-fisico ai danni delle risorse idriche sia di superficie sia sotterranee, di cui la Lombardia dispone in abbondanza e la cui salvaguardia richiede molto impegno e attenzione. Il sistema idrico sotterraneo è costituito da una serie di falde, tra loro interconnesse, che arrivano fino a 150–200 metri di profondità nel sottosuolo e che possono essere raggiunte nel tempo dagli inquinanti che filtrano dalla superficie. Questa fonte di inquinamento si va a unire alle altre a cui sono sottoposte le risorse idriche della regione, tra cui scarichi industriali, reflui fognari e liquami dell’allevamento zootecnico, fertilizzanti agricoli, fanghi della depurazione che, in particolare a causa dei nitrati, rappresentano un grave problema anche a carico del suolo e dell’aria.
Un altro problema non trascurabile è quello dell’inquinamento atmosferico, nel suo duplice aspetto della contaminazione locale dell’aria e del fenomeno ad essa collegato noto come “effetto serra”. Tale problema è reso particolarmente complicato dal fatto che la Lombardia è racchiusa nel bacino del Po la cui scarsa ventilazione non favorisce una dispersione efficace delle emissioni. Tuttavia, negli ultimi decenni, grazie anche a provvedimenti per il controllo e la riduzione degli inquinanti e all’applicazione di nuove tecnologie nella produzione di motori e combustibili, si è registrato un sensibile e sempre maggiore miglioramento delle condizioni di salute dell’atmosfera. L’Ecopass e la riduzione del traffico possono frenare l’inquinamento dell’aria nei centri urbani? L’Ecopass, che intende limitare la circolazione dei veicoli più inquinanti e nel contempo incoraggiare il cittadino ad adoperare mezzi di trasporto alternativi al veicolo privato, è un provvedimento che va senza dubbio nella giusta direzione nel raggiungimento dell’obiettivo prioritario della riduzione dell’inquinamento dell’aria. Tale obiettivo è condiviso anche da altri importanti provvedimenti – assunti a livello regionale e interregionale – che contribuiscono a tenere entro i limiti di legge le emissioni atmosferiche nelle città lombarde. La Legge Regionale n. 24, "Norme per la prevenzione e la riduzione delle emissioni in atmosfera a tutela della salute e dell'ambiente", ad esempio, emanata da Regione Lombardia l’11 dicembre 2006, persegue la riduzione progressiva dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas ad effetto serra mediante una serie di disposizioni che vanno dal monitoraggio e dalla valutazione della qualità dell’aria (a questi servizi provvede direttamente ARPA) alla promozione e incentivazione di minori impatti ambientali attraverso l’uso razionale dell’energia e il potenziamento della sua produzione da fonti rinnovabili; dalla verifica della qualità tecnica di impianti, apparecchiature, combustibili e carburanti alla gestione razionale della mobilità di passeggeri e merci. A questo scopo l'impegno della Regione è quello di migliorare il servizio di trasporto pubblico locale e di adottare anche misure per la limitazione del traffico veicolare sull’intera rete stradale del territorio regionale aperta alla percorrenza pubblica. Che cosa si sta facendo per l’inquinamento del suolo, vista anche la presenza di numerose aree industriali ormai dismesse? Quali tipi di controllo vengono effettuati sull’amianto, per esempio? L’attività che ARPA Lombardia svolge in materia di siti contaminati è di supporto tecnico-scientifico ad altri Enti istituzionali. ARPA ha un ruolo in ognuna delle fasi previste dalle normative vigenti che regolano i processi di bonifica: esprime pareri sul “piano di caratterizzazione”; esprime pareri sul progetto di bonifica, una volta definito che l’area è effettivamente contaminata; ed esercita l’attività di controllo durante l’attuazione del progetto di bonifica. La normativa riconosce nell’amianto, per le patologie da esso causate, non un problema di carattere ambientale, bensì di carattere sanitario. Poiché ad ARPA non sono attribuite competenze in questa materia, l’Ente chiamato in causa in questo caso è l’ASL. Tuttavia il Piano Regionale Amianto Lombardia (PRAL), coordinato dalla Direzione Generale Sanità della Regione, prevede che ARPA adempia ad attività di monitoraggio delle fibre di amianto disperse nell’aria e rilevate da una serie di centraline fisse (una per Dipartimento); di gestione delle bonifiche dei siti contenenti amianto; e di mappatura delle coperture in cemento-amianto attraverso il telerilevamento. Nell’ambito della III Conferenza Regionale Amianto 2008, svoltasi recentemente, sono stati presentati i dati prodotti da ARPA su questo tema. Quali rischi per l’inquinamento delle acque? A causa della forte antropizzazione e industrializzazione del territorio, le risorse idriche, superficiali e sotterranee, della Lombardia, sono sottoposte a notevoli rischi, che incidono sia quantitativamente, per i cospicui prelievi destinati a diversi usi (es. industria e agricoltura), sia qualitativamente, per l’immissione di inquinanti. Le fonti puntuali d’inquinamento sono sotto presidio con i sistemi di collettamento e con gli impianti di depurazione – avendo ARPA sottoscritto anche dei Protocolli d’Intesa con le Province, gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) e i Gestori degli impianti –, ma esistono fonti più diffuse legate allo sfruttamento del territorio che sono meno controllabili. Il Programma di tutela e uso delle acque di Regione Lombardia definisce la strategia di azione in materia di acque e prevede la conoscenza e la classificazione dei bacini idrici, permettendo una programmazione delle misure utili alla salvaguardia di questa importate risorsa. A questo programma si affianca un’altra misura su base regionale, il Patto per l’Acqua, teso a individuare le migliori modalità di rinnovo e di utilizzo delle risorse idriche. ARPA si occupa sia del monitoraggio qualitativo, mediante l’analisi dei campioni presso i propri laboratori, sia di quello quantitativo, con il proprio settore meteo, con il servizio idrografico per le misure di portata dei corsi d’acqua, e infine con progetti specifici, quale il monitoraggio dei volumi dei ghiacciai alpini lombardi. E per i rifiuti? Come già accennato, la Lombardia ha peculiari caratteristiche demografiche e produttive per cui si colloca come il maggior produttore di rifiuti in Italia, ma la grande attenzione che ARPA pone alle problematiche relative al monitoraggio e alla gestione dei rifiuti contribuisce a decretare il ruolo di avanguardia della Lombardia nel quadro nazionale rispetto a questo importante tema ambientale. L’acquisizione e l’elaborazione dei dati, condotte in cooperazione con le Amministrazioni Comunali e Provinciali, sono alla base degli strumenti che ARPA ha messo a punto nel perseguimento degli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclo in materia ed energia e nella programmazione delle politiche più adeguate. La garanzia di ottenere dei dati certi e validati proviene dall’utilizzo di una banca dati unica, l'Osservatorio Rifiuti Sovraregionale (ORSO), sviluppata da ARPA Lombardia per la raccolta completa delle informazioni sulla produzione e il trattamento dei rifiuti richieste ogni anno ai Comuni e ai soggetti gestori degli impianti. L’applicativo consente l’accesso web ad un unico database che mette in collegamento tutti gli Osservatori provinciali in tempo reale, ovviando alle difficoltà di gestione di un archivio cartaceo. La validità di questo strumento è stata riconosciuta e adottata da tempo anche da altre realtà regionali e provinciali. ARPA Lombardia, inoltre, interviene in qualità di supporto tecnico nel processo di Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.), nell’ambito dell’applicazione della direttiva IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) agli impianti di gestione dei rifiuti. Come mai la Lombardia è riuscita a far fronte all’emergenza rifiuti e la Campania no? L’incremento della produzione di rifiuti su scala nazionale, sia in termini di volume annuo prodotto, sia in termini di tipologia, fanno sì che il problema del loro smaltimento e della loro gestione non si limiti alla sfera ambientale, ma assuma anche un’importanza di tipo economico e sociale. La Lombardia nel far fronte a questo problema ha puntato sulla programmazione e sulla realizzazione di una rete di impianti in grado di affrontare l’intero processo di gestione dei rifiuti, dalla raccolta al riutilizzo. Coniugando tutela ambientale, sviluppo economico e innovazione tecnologica, la Lombardia è riuscita a pianificare le politiche più efficaci al fine di convertire i rifiuti in una risorsa economica. Prolungando il ciclo di vita dei prodotti e puntando al massimo risultato in termini di recupero e valorizzazione di materia ed energia, ci si propone di raggiungere l’obiettivo “discarica zero”. I risultati, ottenuti dall’applicazione di questo modello basato sulla gestione integrata dei rifiuti, emergono dai dati pubblicati di recente sul rapporto sulla Gestione dei Rifiuti nella Regione Lombardia 2006-2007: incremento della raccolta differenziata che ha superato il 45%, riduzione della produzione dei rifiuti procapite da 518 a 512 chilogrammi per abitante per anno e recupero complessivo di materia ed energia derivante dai rifiuti pari al 77%. |