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| inserito il: 15-1-2009 |
| L'EUROPARLAMENTO VUOLE IMPORRE I DIRITTI GAY |
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| di Giorgio Salina |
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Mercoledì 14 gennaio, il Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione sulla situazione dei diritti umani nell’UE, con 401 voti a favore, 220 contrari e 67 astensioni. Il documento, di cui è Relatore l’on. Giusto Catania (GUE/NGL) – Partito di Rifondazione Comunista, Sinistra Europea – è di fatto un pesante attacco alla competenza dei singoli Stati membri, prevista dai Trattati, sui temi etici e del diritto matrimoniale e di famiglia. Due esempi per tutti: quando nel documento si tratta di lotta alle discriminazioni degli omosessuali, si invitano "gli Stati membri che si sono dotati di una legislazione relativa alle coppie dello stesso sesso a riconoscere le norme adottate da altri Stati membri e aventi effetti analoghi" (art. 75), cioè a riconoscere il matrimonio gay; quando si tratta di discriminazioni e violenze sulle donne, si fa esplicito riferimentoalla "salute riproduttiva" (art. 61), cioè all'aborto.
Sappiamo bene che da anni la maggioranza di questo Parlamento dà mandato alla propria Delegazione all’Assemblea annuale dei diritti umani dell’ONU di proporre la definizione di aborto quale "diritto umano fondamentale", come del resto ha già fatto il Consiglio d’Europa. E sappiamo anche che una volta definito l’aborto "diritto umano" il passo successivo sarà attaccare il diritto all’obiezione di coscenza.
Qualcuno ha già teorizzato che si tratta di due diritti confliggenti, tra i quali non può che prevalere il diritto alla salute e la libera scelta della donna. La Risoluzione deplora che gli Stati membri "continuino a sottrarsi a un controllo comunitario delle proprie politiche e pratiche in materia di diritti dell'uomo e cerchino di limitare la protezione di tali diritti ad un quadro puramente interno". Questo passaggio è particolarmente subdolo perché rivela il tentativo di aggirare le competenze sancite dai Trattati. Attualmente i temi etici, il diritto matrimoniale e di famiglia sono di competenza dei singoli Paesi. Ma è inutile pattuire i codicilli dei Trattati concordandoli sino alle virgole, se poi l’inqualificabile intenzione della maggioranza e di una chiara posizione culturale è di ignorarli trovando tutte le vie per vanificarli e aggirarli. Meravigliandosi poi delle bocciature popolari dell’UE! E cercando di vanificare e aggirare anche quelle.
Come si tenta di fare questo? Con una chiara strategia. Correlando il fatto che la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, documento che prefigura tutto e il contrario di tutto, è recepita come parte integrante del Trattato di Lisbona che la rende vincolante per gli Stati membri, e l’attività giurisprudenziale della Corte europea dei diritti dell’uomo, il cui art. 30 dell’Atto costitutivo recita: "Tutte le sentenze definitive della Corte sono vincolanti per gli Stati convenuti interessati."
La Risoluzione approvata, proprio in base ai Trattati, non è vincolante, ma ne è evidente la rilevanza politica se si tiene conto della strategia adottata per arrivare a elevare a norma il relativismo, che non potrà che distruggere i principi su cui si fonda la convivenza umana, e quindi distruggerà l’uomo. Credo che a questo punto si chiarisca in tutta la sua portata la scelta, attuata solo da due Paesi, Gran Bretagna e Polonia, di affermare che, anche ratificando il Trattato di Lisbona, la Carta dei diritti fondamentali non potrà prevalere sulle rispettive Legislazioni.
Scelta che l’Italia non ha voluto considerare, destra e sinistra, e a causa della quale ora, a meno di perseguibili inadempienze, si troverà costretta ad attuare i deliberati della Corte europea per i Diritti Umani. A proposito della Risoluzione in oggetto, all’art. 71 recepisce acriticamente la polemica delle Organizzazioni Gay e Lesbiche, di cui si è fatta interprete l’on. in 't Veld, che prendendo spunto dal discorso del Santo Padre alla Curia Romana, il 22 dicembre scorso, ha scritto una farneticante lettera aperta al Presidente della Commissione Barroso, accusando il Papa di criminalizzare gli omosessuali e di chiamare i cattolici a raccolta contro di loro (vedi altra notizia).
Un'ultima notazione. Quando il Parlamento ha istituito l’Agenzia europea dei diritti umani con sede a Vienna, è stato subito chiaro a quali diritti sarebbe stata funzionale. Il suo primo rapporto, su richiesta del Parlamento riguarda le discriminazioni e le violenze a carico degli omosessuali in Europa, come cita l’art. 73 della “Risoluzione Catania”, che propone addirittura di associarla alle Istituzioni in fase legislativa. È un tema che dovrà essere ripreso, magari a partire da due questioni da sottoporre ai Costituzionalisti: è legittimo legiferare citando e usando un documento tuttora non in vigore (il Trattato di Lisbona)? E siamo certi della congruità tra le decisioni delle Istituzioni europee e tutti documenti tuttora vigenti (Carta dei diritti fondamentali, Trattato di Nizza e altri, Carta sociale europea, Comitato di controllo dei diritti sociali, e altri)? La responsabilità di questi fatti è enorme: si rischia di disgustare molti europeisti convinti, irridendo gli auspici di un ritorno allo spirito dei Padri fondatori. Catania e i suoi amici stanno scherzando col fuoco! |
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