Un Oscar ad Al Gore? Sì, ma per l’ipocrisia. E’ quello che propone il Tennessee Center for Policy Research (TCPR), una organizzazione non profit e indipendente. Dopo l’Oscar assegnato all’ex vice-presidente americano per il suo documentario “An inconvenient truth” (Una verità scomoda), il TCPR ha infatti rivelato che Al Gore consuma venti volte l’elettricità di un americano medio. Una famiglia media americana consuma infatti 10. 656 kilowattora (kWh) l’anno, ma nel 2006 – secondo i dati del Nashville Electric Service - la megavilla di Gore, situata nell’elegantissima area di Belle Meade a Nashville, ha divorato circa 221mila kWh. Soltanto in agosto, Gore ha bruciato 22.619 kWh, più del doppio di quanto un americano medio consuma in un anno intero. Tanto che il costo medio mensile di una bolletta elettrica a casa Gore è di 1.359 dollari. Né l’uscita del suo documentario lo ha spinto a stili di vita più coerenti, al contrario: nel 2006 la media mensile di consumi elettrici è stata di 18.400 kWh contro le 16.200 dell’anno precedente. L’esagerazione di Gore quanto a consumi energetici non si limita soltanto alla corrente elettrica: soltanto di gas, infatti, paga in media 1.080 dollari al mese. In tutto, soltanto nel 2006, per gas ed elettricità nella villa di Nashville, Gore ha pagato quasi 30mila dollari. Non saremo certo qui a scandalizzarci per l’incoerenza di Gore. In fondo è l’ennesima dimostrazione del fariseismo dominante ("Caricate pesanti fardelli sulle spalle dei poveri, ma voi non li toccate nemmeno con un dito", diceva Gesù): dovrebbe quantomeno far venire il dubbio che il radicalismo ambientale è in fondo l’ultima trovata dei ricchi a danno dei poveri. Quello che davvero scandalizza però è il solito coro dei conformisti italiani che fanno a gara per spingere il documentario di Al Gore in prima serata sulla RAI, come se fosse un’opera educativa. Il documentario di Gore è invece una grande opera di mistificazione (dati fantasiosi e scenari surreali) montata in modo da proporsi come un vero e proprio atto di terrorismo mediatico. Un catastrofismo così poco verosimile – ancorché noioso – che negli Stati Uniti il film si è rivelato un grande flop. Ma le nostre élite eco-intellettuali non vanno tanto per il sottile quando si tratta di seguire le mode. E stupisce che tra i più entusiasti sostenitori di Al Gore in tv ci sia l’on. Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente oltre che presidente della Commissione Ambiente della Camera. Proprio lui aveva invitato poco tempo fa a non esagerare con il catastrofismo, un’arma che rischia di diventare controproducente per i movimenti ambientalisti. Ora invece dimostra di averci ripensato, addirittura rischia il ridicolo spingendosi fino a proporre per Gore il Nobel per la Pace: che sia la paura di essere scavalcato a sinistra?
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