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inserito il: 9-1-2007
Il governo Prodi taglia i termovalorizzatori
di Maurizio Carucci

Colpo di spugna del governo, che con il decreto Bersani taglia i fondi ai termovalorizzatori. Il Consiglio dei ministri, infatti, ha deciso di accogliere la richiesta del ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio di ripristinare la norma presentata al Senato che restringe l’ambito d’applicazione del sistema Cip6, il pacchetto di incentivi alle fonti energetiche e pulite pagati come sovrapprezzo nelle bollette dei cittadini. In questo modo l’energia prodotta dai rifiuti non verrà più considerata rinnovabile.

Una bella mazzata per la Campania. E per lo stesso commissario straordinario per l’emergenza rifiuti Guido Bertolaso. Il quale non commenta la decisione dell’esecutivo. Dal commissariato, però, fanno sapere che anche se rispettano come funzionari dello Stato la decisione del governo, l’approvazione del decreto Bersani potrebbe mettere a rischio la gestione degli impianti. “Con il Cip6 – affermano fonti vicine al responsabile della Protezione  civile – si prevedevano 105 milioni di euro l’anno per otto anni. In questo modo si scoraggia la partecipazione di imprenditori e società alla gestione degli impianti. Non è a rischio l’ultimazione del termovalorizzatore di Acerra, che dovrebbe entrare in funzione a metà anno. Ma l’intero sistema di smaltimento della spazzatura in Campania”.

Su questa repentina scelta del governo si sono accese le polemiche: prima sulle pagine dei giornali (sia locali sia nazionali) e  poi tra i politcii a vario livello.
“Non avendo il coraggio di scegliere tra Bersani e Pecoraro Scanio, il governo ha scaricato di fatto le sue responsabilità sul Parlamento”, ha dichiarato il presidente dei senatori di Alleanza nazionale, Altero Matteoli, commentando l'emendamento al decreto milleproroghe approvato dal governo, con cui si intende modificare la norma della Finanziaria sui Cip6. “Pur lasciando l'ultima parola al Parlamento, il governo - aggiunge - ha deciso di modificare la norma prevista in Finanziaria sui Cip6 con un emendamento che risente delle posizioni ideologiche degli ambientalisti di sinistra mirato, in particolare, ad ostacolare la costruzione dei termovalorizzatori. Ci meraviglia, quindi, che il ministro Bersani, favorevole alla loro realizzazione, non abbia ritenuto di prendere posizione preferendo scaricare le responsabilità sul Parlamento. Qualora dovesse essere approvata una siffatta modifica - conclude Matteoli - sui cittadini ricadrebbe il notevole aumento dei costi per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani”.

Dal 1992 ogni italiano che paga la bolletta dell'energia elettrica finanzia, senza nemmeno rendersene troppo conto, la costruzione e il mantenimento dei cosiddetti termovalorizzatori e di altri impianti di distruzione e incenerimento dei rifiuti solidi urbani e di altre sostanze, dai quali viene poi ricavata energia elettrica rivenduta allo Stato.
In pratica, circa il 5% del costo della bolletta va ogni anno a finanziare un fondo chiamato Cip6 da cui vengono presi i soldi (circa l'80% del gettito) per l'acquisto “obbligato” di energia elettrica prodotta dai termovalorizzatori e impianti analoghi (per un periodo di otto anni e a un prezzo prefissato).
I termovalorizzatori, in pratica si sono trasformati in un interessante affare grazie al fatto che l'allora legge li riconosceva, di fatto, quali impianti di produzione di energia rinnovabile. In tal modo, la costruzione di nuovi impianti è stata di fatto incentivata, perché la produzione di energia – ritenuta rinnovabile per legge - aveva un mercato sicuro e redditizio.
La norma della finanziaria tanto controversa, che il governo ha deciso di modificare ripristinando quella originaria proposta al Senato, punta a destinare quel 5% solo al finanziamento di impianti di produzione di energia rinnovabile pura, facendo salvi i diritti dei termovalorizzatori già funzionanti.
Per il presidente di Legambiente Campania Michele Buonuomo, si tratta di una decisione giusta: “I rifiuti non sono fonti rinnovabili. Era una turbata dei governi precedenti. In questo modo si incentivava la produzione di immondizia. Invece occorre aumentare la quota di differenziata e razionalizzare l’intero sistema. Non credo che l’impianto di Acerra, ormai ultimato, possa avere problemi da questo decreto. In Campania erano previsti altri due termovalorizzatori: uno a Santa Maria la Fossa  e l’atro nel Salernitano. Il problema resta Napoli e la sua provincia. Quindi esistono ancora margini per la costruzioni di nuovi impianti”.