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inserito il: 1-2-2010
GLI ECO-AMICI DI BIN LADEN
di Anna Bono
Osama Bin Laden nel suo nuovo messaggio al mondo sposa l’ambientalismo e si preoccupa per il global warming.
Può darsi che davvero abbia a cuore il destino della Terra e che creda al fenomeno del surriscaldamento del nostro pianeta. Di sicuro ha capito benissimo quanto il global warming sia utile alla sua causa: la lotta contro il modello di vita cristiano occidentale e la distruzione dei paesi che lo incarnano.

L’IPCC e i movimenti ambientalisti al seguito sostengono infatti che l’umanità è giunta al punto di poter incidere significativamente sulle temperature del pianeta in conseguenza della rivoluzione tecnologica, industriale e politica realizzata in Occidente – per meglio dire in Europa occidentale e Stati Uniti d’America – che negli ultimi due secoli ha determinato il moltiplicarsi vertiginoso delle attività produttive e dei consumi che a loro volta hanno creato nuovi fattori di inquinamento derivanti dall’impiego di fonti di energia prima di allora inutilizzate. A ciò si aggiunge la responsabilità del danno immenso – sempre secondo i movimenti ambientalisti – derivante da un eccesso di produzione e di consumi che sta esaurendo le risorse naturali senza consentire loro di rigenerarsi, il che trasformerà la Terra in una roccia sterile oltre che arroventata e sommersa dalle acque degli oceani e dei ghiacci sciolti.

In altre parole, un nuovo misfatto è stato aggiunto ai tanti già attribuiti alla civiltà occidentale: saccheggia e sfrutta la natura proprio come – questo invece lo sostengono i terzomondisti – da oltre due secoli si arricchisce saccheggiando e sfruttando il resto della popolazione mondiale e riducendola in miseria.

Attaccare e punire gli Stati Uniti e tutti i paesi industrializzati viene di conseguenza. Ecco che secondo Bin Laden nuocere agli interessi dell’Occidente e attentare alla vita di chi si avvantaggia dei suoi misfatti è un atto legittimo e lodevole di difesa e di giustizia.

Non si può fare a meno di riandare con la memoria all’11 settembre quando, mentre ancora il World Trade Center bruciava, i portavoce di innumerevoli organizzazioni non governative attive in difesa dell’ambiente e del Terzo Mondo e gli esponenti del movimento, allora chiamato ‘no global’, che tuttora assembla forze antioccidentali di ispirazione ambientalista, terzomondista e femminista, iniziarono a rilasciare dichiarazioni in cui sostanzialmente, pur deplorando l’accaduto, affermavano che gli attentati erano la prevedibile e tutto sommato comprensibile reazione all’arroganza e all’avidità occidentale.

“Il nostro è un mondo assurdo che deve crollare – affermò ad esempio il missionario comboniano Alex Zanotelli – non è possibile rattoppare, mettere delle pezze su un sistema che è morto e che ci da la morte”. In un suo editoriale on line padre Ottavio Raimondo, direttore dell’EMI, disse che la vera minaccia alla pace è “il terrorismo economico che affama il sud del mondo”. Il Cipsi (Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale comprendente 34 ONG di cooperazione allo sviluppo) sostenne che la pace è minacciata non dal terrorismo islamico, ma dalla “violenza strutturale dei morti per la fame e le malattie, per il debito, per l’economia fatta a uso e consumo dei ricchi” e dall’ostinazione occidentale a voler “salvaguardare non la civiltà, ma un benessere fasullo che si regge sullo sfruttamento e sull’esclusione”; e il Tavolo Intercampagne e Rete Lilliput dichiarò che la violenza antioccidentale è la manifestazione della collera giusta “di un mondo che viene rapinato nella ricerca esasperata di profitti a breve termine e in cui il divario tra i più poveri e i più ricchi aumenta di anno in anno”.

Si potrebbe riempire un libro di citazioni dello stesso tenore.
Vi è da aggiungere, per concludere a proposito del messaggio ‘ambientalista’ di Osama bin Laden, che si vorrebbe dalle Nazioni Unite e dalle sue agenzie un atteggiamento più responsabile: non sono state create per diventare terreno di scontro di civiltà né tanto meno arma al servizio di chi lavora alla distruzione della nostra civiltà. Da anni invece contribuiscono a diffondere una pessima immagine dell’Occidente e ad estorcergli contributi finanziari “riparatori” con l’ausilio di conferenze – come, ad esempio, quella di Durban contro il razzismo nel 2001 e quella sui cambiamenti climatici di Copenhagen del 2009 – che si risolvono in attacchi globali agli Stati Uniti e a tutti i paesi di antica industrializzazione: senza fondate ragioni.