Come può la più conosciuta associazione per la difesa dei diritti umani fare parte di un consorzio che chiaramente indica nella troppa presenza degli esseri umani il problema fondamentale della Terra? Sarebbe davvero curioso saperlo, perché Amnesty International risulta far parte del consorzio "Up the River Endeavors" - creato dal filantropo Kenneth M. Jones e da sua moglie Carol Koury, una lunga militanza femminista e ambientalista - insieme a una decina di organizzazioni femministe, abortiste, animaliste, quali Animal Welfare Institute, CEDPA (Center for Development and Population Activities), Feminist Women's Health Center, National Women's Health Network, Population Coalition, Women's Health Specialists e così via. Cosa accomuna tutte queste organizzazioni? La convinzione che nel mondo ci siano troppe persone. Basta leggere nel sito la "filosofia" del Consorzio, espressa sotto forma di racconto e che spiega anche il nome del consorzio, "La risalita del fiume": "C'era non molto tempo fa un pescatore che viveva in un villaggio vicino a un grande fiume. Un giorno, tornando dalla pesca, notò un cesto che galleggiava sul fiume. Incuriosito lo tirò a riva e fu sorpreso nello scoprire che al'interno c'era un bambino vivo. Era una cosa strana, ma fece l'unica cosa da farsi e portò il bimbo al villaggio per evitarne la morte sicura. Gli altri abitanti del villaggio furono sorpresi di vedere il bambino e prepararono subito una casa per lui nel villaggio. Il giorno dopo, quando il pescatore tornò al fiume per pescare, notò due cesti che galleggiavano sul fiume. Adesso doveva trovare case per due nuovi bambini. Le risorse del villaggio cominciavano a diventare risicate. Al terzo giorno, il pescatore tornò al villaggio con tre ceste. Cosa avrebbe dovuto fare il pescatore a questo punto? Avrebbe potuto lasciare i cesti in balia della corrente e giù dalle cascate, facendo finta di non vederli. Poteva scegliere dui salvarne uno o due. O avrebbe potuto salvarli tutti, ma mettendo a grave rischio le risorse del villaggio, anzi creando presto una situazione impossibile da gestire per la gente del villaggio. Il giorno seguente il pescatore decise di non andare a pescare. Invece, equipaggiò la sua barca per un viaggio a monte del fiume, là dove non era mai stato. Voleva trovare e affrontare alla radice il problema che si stava aggravando". Fin qui la storia. A voi immaginare come il pescatore risolse il problema: aborti forzati? Sterilizzazioni di massa? Infanticidi? Distribuzione forzata di preservativi? In fondo queste sono le misure che da decenni sono sostenute o tollerate dalle agenzie dell'ONU e da molte organizzazioni non governative, tra cui quelle inserite nel Consorzio in oggetto. E allora, come fa Amnesty a conciliare i suoi scopi umanitari con questa militanza? |