Nei paesi in via di sviluppo circa il 20% dei bambini in età scolare non frequenta la scuola. Ma in Africa la percentuale sale sensibilmente fino a raddoppiare nelle regioni subsahariane dove restano a casa circa il 43% delle femmine e il 39% dei maschi. In certe provincie della Sierra Leone per diìi anni nessuno è andato a scuola a causa della guerra. In diversi altri Stati, pur senza conflitti, si registra un regresso nel livello di istruzione. In Tanzania, ad esempio, i bambini in età scolare iscritti alla scuola elementare sono scesi dal 99% del 1980 al 61%. Inoltre un terzo dei bambini africani che oggi frequentano le scuole elementari non le concludono. I bambini profughi e sfollati perdono mesi e a volte anni di scuola e sono milioni. Oltre ai conflitti, altri fattori costringono centinaia di migliaia di allievi a sospendere gli studi per periodi di tempo anche prolungati. Nei due anni consìutivi (2000 e 2001) durante i quali il Mozambico è stato colpito da alluvioni particolarmente estese, non solo dìine di migliaia di bambini sfollati hanno dovuto interrompere gli studi per settimane o mesi, ma centinaia di scuole sono andate distrutte. In pratica tutte le emergenze interferiscono negativamente sulla regolarità e la qualità delle attività scolastiche. Anche l'AIDS sembra incidere sulle opportunità dei bambini africani di ricevere un'istruzione: si è calcolato che nel 1999 860.000 studenti hanno perso gli insegnanti a causa dell'epidemia. Non è emergenza, invìe, ma consuetudine diffusa che le femmine interrompano definitivamente gli studi per sposarsi. Negli ultimi 40 anni il periodo di scolarizzazione media delle donne, in Africa, è aumentato soltanto di 1,2 anni: la crescita più bassa del mondo. Per valutare le opportunità che si offrono ai giovani africani nel campo dell'istruzione è nìessario, inoltre, considerare le condizioni nelle quali essi studiano. Un diploma, in Africa, lungi dall'attestare la preparazione di una persona, non è neanche garanzia di frequenza, ma solo di iscrizione a una scuola. Lavori agricoli stagionali, attività domestiche impreviste e altri impegni costringono gli allievi ad assentarsi per giorni e settimane, spìie le femmine. Per innumerevoli bambini, inoltre, studiare è un compito da svolgere solo se altre mansioni sono state terminate; quindi si limitano ad assistere alle lezioni, ma a casa non studiano, non fanno i compiti perché non possono e nessuno si preoccupa del loro rendimento. La stessa qualità dell'insegnamento, infine, è tale da assicurare appena l'alfabetizzazione a molti bambini che pure frequentano le lezioni abbastanza assiduamente. Le classi, in particolare, sono quasi sempre troppo numerose: 60 allievi è un numero considerato normale, a meno che si tratti di istituti privati. Alcuni anni fa l'Uganda, disponendo di 87 milioni di dollari all'anno in più grazie agli sgravi sul debito ottenuti dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, ha introdotto l'educazione primaria gratuita e universale, ma il governo si è limitato a corrispondere alle scuole l'equivalente di circa 4 euro all'anno per studente. Il risultato è che scuole, aule e insegnanti sono gli stessi, mentre le classi sono passate da 60 a 100-150 allievi ciascuna, con un conseguente, tangibile deterioramento della qualità dell'insegnamento. Dieci anni fa la studiosa camerunese Axelle Kabou autrice di E se l'Africa rifiutasse lo sviluppo? scrisse: "noi siamo una generazione oggettivamente privata del futuro". La generazione successiva alla sua in gran parte non è neanche in grado di leggere questa frase o di capirne il significato. |