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inserito il: 23-6-2012
AEREO SOLARE, UN BALZO NEL PASSATO
di Riccardo Cascioli

Si sentono i pionieri di una nuova frontiera nel volo, un po’ come i fratelli Wright  all’inizio del XX secolo, ma quella di Bertrand Piccard e André Borschberg somiglia molto di più alla solita, costosa, trovata senza futuro, resa possibile dal delirio ecologista che domina in Occidente. Stiamo parlando del progetto Solar Impulse, l’aereo alimentato soltanto da energia solare, che ieri notte è atterrato a Quarzazate, in Marocco, proveniente dalla capitale marocchina Rabat. Grandi festeggiamenti all’arrivo nei pressi della città confinante con il deserto del Sahara, accoglienza trionfale per il successo del volo.

Successo? In realtà questo velivolo ultraleggero (pesa 1600 kg, quanto un’auto familiare), creato in Svizzera in fibra di carbonio, con un’apertura alare di un Airbus 340 (63,4 metri), quasi 12mila celle solari poste sulle ali che alimentano quattro motori dalla potenza di 10 cavalli ciascuno, ha compiuto i 683 chilometri che separano Quarzazate da Rabat in 17 ore e 30 minuti: un’impressionante velocità media di circa 40 km/h. No, non c’è alcun errore, proprio 40 km/h, praticamente la stessa velocità media con cui i ciclisti hanno concluso l’ultimo Giro d’Italia, ma anche una velocità inferiore a quella dei primi voli dei fratelli Wright, pur durati pochi minuti.

Oltretutto questa era l’ultima tappa di un viaggio iniziato il 24 maggio da Payerne, in Svizzera: quasi un mese per fare 2.500 chilometri, una distanza che si potrebbe coprire nello stesso tempo con un cavallo.  Qualcuno obietterà che il paragone con i fratelli Wright gioca a favore dei due piloti svizzeri: anche nel 1903, l’anno del primo aereo alimentato da un motore a scoppio, tanti erano gli scettici sulle possibilità di uno sviluppo dell’aeronautica. E’ vero, ma le differenze sono molte e importanti: allora, i primi voli aprivano una nuova frontiera della comunicazione, era l’inizio di un viaggio nel futuro; oggi Solar Impulse deve fare i conti con un’industria aeronautica già molto sviluppata: 800 milioni di persone si spostano ogni anno in aereo e un volo diretto Roma-Pechino a bordo di un Boeing dura poco più della metà del tempo che il Solar Impulse ha impiegato per la tratta Rabat-Quarzazate.

Neanche le prospettive di sviluppo sono paragonabili: centodieci anni fa era già nota la potenza che poteva essere tratta dai combustibili fossili, cosa che non può dirsi oggi per l’energia solare. Tanto è vero che allora i progressi furono rapidissimi ed economicamente convenienti: nel 1911 già iniziava il primo servizio di posta aerea e nello stesso anno ci fu anche il primo uso di aerei militari (l’Italia nella guerra di Libia). Con Solar Impulse stiamo parlando invece di un progetto che vede impegnate dal 2003 un centinaio di persone fra ingegneri, fisici, personale vario per costi che si avvicinano ai 100 milioni di dollari, coperti in gran parte da grandi sponsor, marchi famosi e banche, desiderosi di darsi un’immagine “verde”.

Ma sono gli stessi Piccard e Borschberg ad ammettere che il loro è soprattutto un “messaggio” in favore dello sviluppo dell’energia solare, vogliono dimostrare che “nulla è impossibile”. 
Non a caso l’obiettivo di questa missione  - che prelude a un viaggio intorno al globo fissato per il 2014 –  era il Marocco, e precisamente la città di Quarzazate. Qui infatti, proprio oggi, il re del Marocco Maometto VI inaugura il più grande impianto solare del mondo, prima parte di un mega-progetto che richiede un investimento di 9 miliardi di dollari, finanziato dalla Banca Mondiale e dalla Banca di Sviluppo dell’Africa, con soldi che vengono in parte dai fondi per gli aiuti allo sviluppo dei paesi europei.

L’obiettivo dichiarato del Marocco è quello di raggiungere una capacità globale di 2mila megawatt entro il 2020, e l’impianto di Quarzazate dovrebbe essere operativo già nel 2014 con una potenza di 160 megawatt. Ufficialmente dovrebbe essere un passo importante per l’autosufficienza energetica, in realtà i cittadini marocchini ne pagheranno soprattutto le conseguenze: gran parte dell’energia prodotta qui infatti è destinata all’esportazione verso l’Europa (per ripagare l’ingente prestito), mentre solo ingenti sussidi permetteranno ai marocchini di non pagare l’elettricità il doppio di quanto la pagano ora. Inoltre, in vista di questa conversione al solare il governo ha appena tolto i sussidi che calmieravano il prezzo dei combustibili fossili, cosa che ha prodotto un immediato rincaro tra il 10 e il 20% non solo del carburante ma anche del cibo.

Forse è vero che nulla è impossibile, ma non per questo è anche conveniente.